Potere ai Lavoratori
Riforma Radicale delle Pensioni in Cile
Di José Piñera
(Traduzione a cura dell' Istituto Venezie).

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Uno spettro si aggira per il mondo. È lo spettro della bancarotta dei sistemi pensionistici amministrati dallo stato. Il sistema paga-come-vai [pay-as-you-go] che ha regnato supremo per la maggior parte del 20° secolo ha una pecca fondamentale: tale sistema distrugge, a livello individuale, il collegamento tra contributi e benefici – in altre parole, tra sforzo e ricompensa. Ogniqualvolta ciò accade su grande scala e per un lungo periodo di tempo, il risultato finale è il disastro.

Due fattori esterni al sistema aggravano le conseguenze di questa pecca: la tendenza demografica a livello mondiale verso una diminuzione dei tassi di natalità ed i progressi nella scienza medica risultanti in un allungamento della vita umana. Come conseguenza di ciò, un numero minore di lavoratori deve sostenere un numero sempre più crescente di pensionati. Siccome un aumento delle ritenute sullo stipendio ha come conseguenza la disoccupazione, presto o tardi i benefici promessi dovranno essere ridotti, segno rivelatore di un sistema in bancarotta. Che i benefici vengano ridotti per mezzo dell’inflazione, come succede nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, oppure per mezzo di legislazione, il risultato è lo stesso: viene a crearsi il timore della vecchiaia a causa, paradossalmente, dell’insicurezza inerente ad un sistema di “previdenza sociale” senza fondi.

In Cile, la Riforma delle Pensioni del 4 Novembre 1980 introdusse un’innovazione rivoluzionaria. La Riforma diede a ciascun lavoratore la possibilità di poter scegliere di staccarsi completamente dal sistema pensionistico amministrato dallo stato e di versare invece la precedente ritenuta sullo stipendio (10% della paga) su un conto pensionistico personale (CPP) amministrato da enti privati. Siccome il 95% dei lavoratori scelse il sistema CPP, il risultato finale fu una “privatizzazione dal basso” del sistema pensionistico Cileno.

Questa Riforma omnicomprensiva ha cambiato drammaticamente l’economia e la società Cilene. Sei milioni di lavoratori (95% della forza lavoro) possiedono un CPP ed essi non dipenderanno assolutamente dallo stato per la loro pensione, a meno che non siano molto poveri.

In questi 28 anni, l’interesse medio annuale dei CPP è stato circa del 9% al disopra del tasso d’inflazione. I benefici pensionistici nel sistema CPP sono già dal 50 al 100 per cento più alti – a seconda che riguardino vecchiaia, invalidità o benefici per familiari superstiti – di quanto essi fossero stati nel sistema paga-come-vai. Le risorse accumulate nei CPP dei lavoratori e le riserve (per le rendite vitalizie annue) possedute dalle compagnie di assicurazioni ammontano a 120 miliardi di dollari, ovvero circa l’ 80% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Cile. Avendo aumentato i risparmi e migliorato il funzionamento di entrambi i mercati del capitale e del lavoro questa Riforma ha rappresentato, una volta raggiunta la maturità, il singolo più importante cambiamento strutturale tra quelli che hanno contribuito al raddoppiamento del tasso di crescita economica (nel periodo 1985-1997, il tasso storico annuo di crescita economica è passato dal 3% al 7,2%).

Come Funziona

Nel nuovo sistema pensionistico Cileno, i benefici pensionistici di un lavoratore sono determinati dall’ammontare di denaro che costui accumula nel proprio CPP durante i suoi anni lavorativi. Né il lavoratore né il datore di lavoro pagano alcuna trattenuta sullo stipendio. E non succede neppure che il lavoratore riceva benefici sovvenzionati dallo stato (a meno che egli non abbia i requisiti necessari per ricevere la pensione minima).

Invece, ciascun mese il 10% del suo salario proveniente dalla precedente trattenuta sullo stipendio viene depositato dal datore di lavoro, esente da tasse, sul suo CPP.1 L’aliquota del 10% venne calcolata presupponendo per un CPP un interesse reale medio del 4% durante un’intera vita lavorativa, in modo tale che il tipico lavoratore abbia abbastanza denaro nel proprio conto per poter finanziare un beneficio pensionistico pari ad approssimativamente il 70% del suo stipendio finale. Un lavoratore può contribuire ogni mese fino ad un ulteriore 10% del proprio stipendio, come forma di risparmio volontario, detraibile pure questo dal reddito imponibile. L’interesse percepito da un CPP è esente da tasse. Una volta in pensione, sui fondi che vengono prelevati, vengono pagate le tasse in base alle aliquote d’imposta sul reddito in vigore in quel momento.

Un lavoratore può scegliere una qualsiasi delle compagnie di fondi pensionistici private (chiamate Administradoras de Fondos de Pensiones, ossia AFP) per amministrare il proprio CPP. Un provvedimento fondamentale è la completa libertà d’accesso al settore industriale AFP, sia per le compagnie locali che per quelle straniere (le compagnie straniere possono possedere fino al 100% di una AFP) in modo d’assicurarsi esista competizione e beneficiare quindi i lavoratori. Queste compagnie non possono impegnarsi in alcuna altra attività e sono soggette a rigorosi controlli da parte di una entità statale, la Sovrintendenza alle AFP, che fu creata allo scopo di fornire una sorveglianza altamente specializzata atta a prevenire furti o frodi.2

Ciascuna AFP gestisce cinque fondi d’investimento, aventi un diverso rapporto obbligazioni-azioni (lo schema originario permetteva un solo fondo per ciascuna AFP). Mentre i lavoratori più anziani hanno l’obbligo di possedere fondi aventi un’alta percentuale d’investimento in titoli a rendimento fisso, i lavoratori giovani possono avere una percentuale molto più alta dei propri fondi investita in azioni. Le decisioni su come investire vengono prese dalla AFP, tuttavia il lavoratore può scegliere sia la AFP che, entro certi limiti, il fondo di sua preferenza. La legge stabilisce soltanto dei limiti percentuali massimi sia sul tipo specifico di strumenti finanziari che sulla composizione d’insieme del portafoglio d’investimenti; e lo spirito della riforma è tale che, come le società AFP acquisiscono esperienza ed i mercati del capitale migliorano il loro funzionamento, questi provvedimenti dovranno essere progressivamente ridotti. Non esiste alcun obbligo ad investire in titoli di stato od in qualsiasi altra specifica obbligazione privata o di stato. Dal punto di vista legale, le società AFP ed i fondi d’investimento sono entità separate. Pertanto, dovesse una AFP fallire, ciò non avrà alcuna ripercussione sui beni dei fondi – in altre parole, sugli investimenti dei lavoratori – e saranno soltanto gli azionisti della AFP a perdere il proprio capitale.

I lavoratori hanno la libertà di trasferirsi da una società AFP ad un’altra, e da un fondo ad un altro. Le società competono quindi tra di loro al fine di fornire un maggior rendimento sul capitale investito, oppure un miglior servizio clienti, oppure una tariffa inferiore. Ciascun lavoratore riceve un libretto CPP (da utilizzarsi se costui vuole visitare la propria AFP allo scopo di aggiornare il saldo del conto) ed ogni tre mesi egli riceve per posta un resoconto che lo informa di quanto denaro è stato accumulato nel suo conto pensionistico e di come si è comportato il suo fondo d’investimento. Il conto è intestato personalmente al lavoratore, è di sua proprietà, e verrà utilizzato per pagare la sua pensione di vecchiaia (con una clausola in merito ai tradizionali benefici pensionistici per familiari superstiti).

Com’è da aspettarsi, le preferenze individuali per quanto riguarda la vecchiaia differiscono da persona a persona come per qualsiasi altra preferenza. Alcuni individui vogliono continuare a lavorare per tutta la vita; altri non vedono l’ora di smettere di lavorare per dedicarsi alle loro vere aspirazioni o svaghi preferiti. Il sistema paga-come-vai non permette che tali preferenze vengano esaudite, eccetto nei casi in cui potenti gruppi di elettori esercitano pressioni collettive per avere, ad esempio, un’età di pensionamento anticipata. È un sistema del tipo “taglia-unica-per-tutti” che può esigere il pagamento di un alto prezzo in termini di felicità umana.

Il sistema CPP, d’altro canto, permette che le preferenze individuali possano essere trasformate in decisioni individuali che produrranno il risultato desiderato. Nelle filiali di molte AFP ci sono dei terminali elettronici di semplice utilizzo sui quali un lavoratore può calcolare il valore previsto dei propri benefici pensionistici futuri, in base al denaro presente nel suo conto, alla lunghezza di vita prevista per il suo gruppo d’età, e all’anno in cui egli desidera andare in pensione. In alternativa, il lavoratore può specificare il beneficio pensionistico che egli desidera ricevere e calcolare la quantità ulteriore di denaro che egli deve depositare ogni mese se desidera andare in pensione ad una certa età. Ottenuta la risposta, egli chiede semplicemente al proprio datore di lavoro di prelevare dal suo stipendio la nuova percentuale. Naturalmente, al trascorrere del tempo, egli può variare tale figura a seconda del rendimento effettivo del suo fondo pensionistico o di altre variabili pertinenti (ad esempio, aumento di lunghezza media della vita).

A tutti i lavoratori, che essi fossero impiegati da aziende private o dallo stato, venne data la possibilità di scegliere di staccarsi dal sistema paga-come-vai.3 I lavoratori in proprio non hanno l’obbligo di partecipare al sistema CPP dato che costoro non facevano parte del sistema paga-come-vai, ciò a causa delle difficoltà pratiche di far rispettare in una nazione come il Cile qualsiasi sistema obbligatorio per individui lavoranti in proprio. Ma la riforma pensionistica permette loro di entrare nel sistema CPP se lo desiderano, creando quindi un incentivo per coloro che lavorano in nero (lavoratori informali) ad entrare nell’economia formale.

Lo stato garantisce una “rete di sicurezza”. Un lavoratore che abbia contribuito per almeno 20 anni ma i cui benefici pensionistici, al momento in cui egli raggiunge l’età pensionabile, siano al di sotto di ciò che la legge definisce come “pensione minima” ha diritto a ricevere quel livello di beneficio da generiche entrate finanziarie statali una volta che il suo CPP si sia esaurito. Esiste un secondo livello della “rete di sicurezza” per coloro che non hanno 20 anni di contributi; costoro riceveranno benefici pensionistici, di tipo assistenza sociale, ad un livello inferiore.

Un aspetto chiave della riforma consistette nel cambiare il significato del termine “andare in pensione”. L’età legale di pensionamento è di 65 anni per gli uomini e di 60 anni per le donne (queste erano le età nel precedente sistema paga-come-vai e non furono poste in discussione o variate durante il processo di riforma dato che non costituivano una caratteristica fondamentale del sistema CPP). Tuttavia nel sistema CPP, i lavoratori aventi nel proprio conto risparmi sufficienti ad acquistare una “rendita annua ragionevole” (definita come il 50% dello stipendio medio dei precedenti 10 anni, e a condizione che essa sia superiore alla “pensione minima”) possono smettere di lavorare, cominciare a prelevare il proprio denaro, e smettere di versare contributi nel proprio conto. Naturalmente, un lavoratore può continuare a lavorare anche dopo aver cominciato a prelevare il proprio denaro. Per poter esser presi in considerazione per il sussidio statale che garantisce una pensione minima, i lavoratori devono raggiungere l’età legale di pensionamento. Tuttavia, non esiste affatto alcun obbligo di smettere di lavorare, qualunque sia l’età, e non esiste neppure l’obbligo di continuare a lavorare o di continuare a versare contributi per i benefici pensionistici una volta che un individuo si sia accertato poter ricevere un beneficio pensionistico “ragionevole” come descritto sopra.

Al momento del pensionamento, un lavoratore può scegliere tra tre opzioni di pagamento. Nel primo caso, il pensionato può utilizzare il capitale nel proprio CPP per acquistare una rendita annua da una qualunque compagnia privata di assicurazioni sulla vita. Questa rendita deve garantire un reddito mensile costante per tutta la vita dell’individuo, reddito collegato al tasso di inflazione (sul mercato finanziario Cileno sono disponibili titoli indicizzati in modo tale che queste compagnie possano investire in modo appropriato), più benefici “per-superstiti” per i familiari a carico del lavoratore (moglie ed orfani sotto l’età dei 21 anni). Seconda opzione, il pensionato può lasciare il proprio denaro nel CPP ed effettuare dei prelievi prestabiliti, prelievi soggetti a limiti basati sulla lunghezza di vita prevista del pensionato e dei suoi familiari a carico; con questa opzione, se egli muore, il denaro rimanente nel suo conto forma parte della sua eredità e potrà essere consegnato ai suoi eredi esente praticamente da tasse. In entrambi i casi, egli può prelevare in blocco unico il capitale eccedente quello necessario per ottenere una rendita annua o per effettuare i prelievi prestabiliti pari al 70% del suo ultimo stipendio. E terza opzione, egli può scegliere qualunque combinazione egli desideri delle precedenti due opzioni.

Il sistema CPP risolve il problema tipico dei sistemi paga-come-vai per quanto riguarda la questione demografica del mercato del lavoro: in una popolazione che invecchia il numero di lavoratori per ciascun pensionato è in diminuzione. Col sistema CPP, la popolazione lavorativa non paga tasse per finanziare la popolazione in pensione. Pertanto, a differenza del sistema paga-come-vai, viene ad evitarsi una situazione di potenziale conflitto intergenerazionale ed una eventuale bancarotta. Il problema che molte nazioni si trovano a fronteggiare – una previdenza sociale statale con immensi debiti e senza copertura finanziaria – non esiste col sistema CPP.

A differenza dei sistemi pensionistici aziendali i quali solitamente impongono dei costi a quei lavoratori che lasciano l’azienda prima di un prestabilito numero di anni e che a volte hanno come conseguenza la perdita del fondo pensionistico dei lavoratori – privando così i lavoratori sia del loro lavoro che dei loro diritti pensionistici (come nel caso malfamato dell’azienda Enron negli Stati Uniti) – il sistema CPP è completamente indipendente dall’azienda che impiega il lavoratore. Siccome il CPP è legato al lavoratore, e non all’azienda, il conto è completamente trasportabile. Dato che i fondi pensionistici devono essere investiti in strumenti finanziari commerciabili, il CPP possiede un valore quantificabile giornalmente ed è pertanto facilmente trasferibile da una AFP ad un’altra. Il problema di “incatenamento ad un lavoro” [“job lock”] viene interamente evitato. Siccome aiuta la mobilità del lavoro, il sistema CPP aumenta la flessibilità del mercato del lavoro. E non fornisce sussidi e neppure penalizza gli immigrati dato che costoro ricevono quanto hanno contribuito, anche se ritornano in patria. Come i sistemi CPP si spargono per il mondo, io ho una visione di una portabilità anche tra le nazioni, cosa che sarà d’aiuto a quegli individui che si muovono maggiormente tra nazione e nazione (ad esempio, professionisti oppure immigrati non assimilati).

Un sistema CPP può anche accettare stili di lavoro flessibili. Infatti, alcune persone decidono di lavorare solo poche ore al giorno oppure di interrompere la propria vita lavorativa – specialmente donne e giovani. Nei sistemi paga-come-vai, queste decisioni creano il problema del dover colmare le interruzioni nei contributi versati ed, in alcuni casi, possono comportare la perdita di qualunque diritto ad un beneficio pensionistico, pur avendo contribuito per anni al sistema. In un sistema CPP ciò non accade dato che versamenti “a singhiozzo” non intaccano il diritto di ricevere indietro la totalità dei propri contributi (più l’interesse maturato).

La Transizione

Nei paesi che hanno già un sistema paga-come-vai, una sfida cruciale consiste nel progettare e nel realizzare la transizione verso il sistema CPP. In Cile noi stabilimmo tre regole fondamentali in merito alla linea di condotta da seguirsi:

1. Il governo garantì a coloro che stavano già ricevendo un assegno di previdenza sociale che i loro benefici non sarebbero stati toccati dalla riforma. Il non mantenere le promesse fatte non sarebbe corretto verso le persone anziane. Utilizzai le seguenti parole per esprimere questa regola fondamentale: “Nessuno porterà via l’assegno della pensione a vostra nonna”.
2. A ciascun lavoratore venne offerta la scelta di rimanere nel sistema paga-come-vai oppure di trasferirsi al nuovo sistema CPP. Coloro che scelsero di staccarsi dal precedente sistema ricevettero un “buono di credito” che fu depositato nei loro nuovi CPP. Quel buono era collegato al tasso d’inflazione e godeva di un tasso d’interesse reale del 4%. Esso era in pratica un Buono del Tesoro senza cedole e raggiungente la maturità nel momento in cui il lavoratore raggiunge l’età legale di pensionamento. I buoni possono essere rivenduti sui mercati finanziari secondari, in modo tale da permettere al lavoratore di utilizzarli per ammassare il capitale necessario ad un pensionamento anticipato. Il buono venne calcolato in maniera tale da rispecchiare i contributi che il lavoratore aveva già versato nel sistema paga-come-vai. La formula esatta era contenuta nella legge e venne spiegata alla gente nei minimi dettagli ed in termini semplici. Pertanto, un lavoratore che avesse pagato per anni i contributi di previdenza sociale non doveva cominciare da zero quando si trasferiva al sistema CPP.
3. A tutti coloro che entravano nel mercato del lavoro per la prima volta venne imposta l’iscrizione al sistema CPP. Quest’obbligo garantì che il sistema paga-come-vai sarebbe stato completamente terminato non appena l’ultimo lavoratore appartenente ad esso avesse raggiunto l’età della pensione. Da quel momento, lo stato dovrà pagare benefici ai pensionati del vecchio sistema solo per un periodo di tempo limitato.
Per dare pari opportunità di creare una AFP a tutti coloro che ne fossero stati interessati, la legge stabilì un periodo di sei mesi durante il quale nessuna AFP poteva iniziare le attività (neppure farsi pubblicità). Pertanto, il settore industriale delle AFP è unico dato che esso ebbe un ben distinto giorno di concezione (4 Novembre 1980) ed un ben distinto giorno di nascita (1 Maggio 1981). Da notare che in questo modo trasformammo il Primo di Maggio in un giornata che celebrasse un’acquisizione di potere da parte dei lavoratori per mezzo della possibilità di scelta della previdenza sociale.

In parallelo con la creazione del nuovo sistema, vennero ridefiniti tutti gli stipendi in modo tale da includere nello stipendio lordo la maggior parte del contributo del datore di lavoro al vecchio sistema pensionistico. (La rimanenza del contributo del datore di lavoro venne trasformata in tassa transitoria sull’utilizzo del lavoro, in modo da aiutare a finanziare la transizione; come stabilito nella legge sulla riforma pensionistica, tale tassa venne gradualmente estinta facendo diminuire così per il datore di lavoro il costo di assumere un lavoratore). Il contributo del lavoratore venne poi detratto da questo stipendio lordo aumentato. Siccome il contributo totale era minore nel nuovo sistema che in quello vecchio, per i lavoratori che si trasferirono al nuovo sistema lo stipendio netto aumentò di circa il 5 percento.

In questo modo, ponemmo fine alla finzione che sia il datore di lavoro che il lavoratore stesso contribuiscono alla previdenza sociale, stratagemma che permette la manipolazione politica di tali aliquote. Dal punto di vista economico, tutti i contributi sono alla fin fine pagati dal lavoratore, dato che il datore di lavoro prende in considerazione tutti i costi inerenti al lavoratore – siano essi chiamati salario o contributi di previdenza sociale – nel prendere una decisione in merito ad assunzione e paga. Pertanto, dando al contributo del datore di lavoro un nome diverso ed includendolo nello stipendio lordo, la nostra riforma rese evidente – senza ridurre lo stipendio che il lavoratore portava a casa – che tutti i contributi sono alla fin fine pagati dal lavoratore. Naturalmente, il livello dei salari verrà poi determinato dall’interazione delle forze di mercato.

Il finanziamento della transizione è una questione tecnica complessa che affrontammo con successo senza aumentare le tasse, e che ciascuna nazione deve risolvere a seconda delle proprie circostanze. La questione fondamentale da comprendere a questo riguardo è che, contrariamente ad una credenza molto diffusa, non esiste alcun costo “economico” di transizione; questo perché non c’è alcuna spesa sul Prodotto Nazionale Lordo causata da questa riforma (è vero anzi l’opposto). Come affrontare il costo statale di transizione riguardante il “flusso di cassa”, posto in essere non da questa riforma bensì dal fatto che esiste un enorme onere – mancante di copertura finanziaria – causato dal sistema paga-come-vai, è una questione completamente diversa e pertinente.

Uno studio della Banca Mondiale ha stimato che, nel 1980, il debito contenuto implicitamente nel sistema paga-come-vai Cileno fosse intorno a 80% del Prodotto Interno Lordo. Come menzionato da quello studio, “il Cile è la dimostrazione che un paese con un sistema bancario moderatamente competitivo, un mercato finanziario dei crediti ben funzionante, ed un livello di stabilità macro-economica moderatamente buono, può finanziare grossi disavanzi di transizione senza che si verifichino forti ripercussioni sui tassi d’interesse”.4

Utilizzammo cinque “fonti” per finanziare i costi fiscali connessi col cambiamento al sistema CPP:

1. Utilizzando obbligazioni, il costo di transizione venne sostenuto in parte dalle generazioni future. In Cile, grosso modo il 40% del costo è stato finanziato attraverso l’emissione di titoli di stato a tassi d’interesse di mercato. Questi titoli sono stati acquistati principalmente dalle AFP come parte del loro portafoglio di investimenti, e questo “debito ponte” verrà completamente estinto nel momento in cui i beneficiari del vecchio sistema non saranno più tra noi (tale evento sarà fonte di dispiacere per le loro famiglie ed amici ma, senza dubbio, fonte di sollievo per i futuri ministri del tesoro).
2. Dato che in un sistema basato sui contributi versati, come il sistema CPP, la proporzione di risparmio necessaria a finanziare un livello di benefici pensionistici adeguato era inferiore alle trattenute sullo stipendio esistenti, una parte della differenza tra questi due importi venne utilizzata come temporanea “tassa di transizione” (che fu gradualmente ridotta a zero, facendo diminuire il costo di assunzione di un lavoratore e portando ad una crescita dell’occupazione).
3. Nel bilancio di uno stato ci sono sia oneri – come la previdenza sociale e gli obblighi sanitari – che imprese possedute dallo stato, terreni, ed altri tipi di beni. Siccome a quel tempo stavamo anche privatizzando i beni posseduti dallo stato, specialmente aziende, questo fu un modo per finanziare la transizione che produsse svariati ulteriori benefici, come per esempio un aumento dell’efficienza, la depoliticizzazione dell’economia ed un aumento di potere dei lavoratori attraverso l’acquisizione di quote di possesso delle aziende.
4. Il bisogno di finanziare la transizione costituì un potente stimolo alla riduzione degli sprechi nelle spese statali. Prima della riforma, il governo creò volutamente un’eccedenza di bilancio, e per molti anni a seguire il ministro del tesoro poté legittimamente utilizzare il bisogno di “finanziare la transizione” come potente argomento per contenere le costanti pressioni ad aumentare la spesa statale, provenienti da ogni lato.
5. L’aumento di crescita economica generato dal sistema CPP incrementò notevolmente le entrate fiscali, specialmente quelle provenienti dalla tassa sul valore aggiunto; ed in questi ultimi anni, ciò ha permesso al Cile di avere persino delle eccedenze di bilancio.
I Risultati

Dal momento in cui il sistema cominciò ad operare, 1 Maggio 1981, il rendimento reale medio sugli investimenti è stato del 10% annuo (durante questi 26 anni). Com’è naturale, il rendimento annuale ha avuto delle oscillazioni intrinseche al libero mercato – oscillazioni andanti dal meno 3% al più 30% in termini reali – tuttavia quello fondamentale è il rendimento medio calcolato sulla vita lavorativa di un individuo (diciamo 40-45 anni) oppure, se un individuo sceglie l’opzione di prelievo prestabilito, sull’intera vita lavorativa con in aggiunta quella da pensionato (diciamo 55-60 anni).

I benefici pensionistici nel sistema CPP (con una percentuale obbligatoria di risparmio del solo 10%) sono stati significativamente più alti che nel vecchio sistema amministrato dallo stato, il quale richiedeva una trattenuta sullo stipendio molto più alta. Secondo uno studio, dopo 15 anni di operazione del sistema, il pensionato AFP medio stava ricevendo un beneficio pensionistico pari al 78% del suo stipendio annuo medio dei precedenti 10 anni di vita lavorativa. Al momento di andare in pensione, un lavoratore può prelevare in blocco unico i “risparmi in eccesso” (al di sopra della soglia del 70% dello stipendio). Se anche questo denaro venisse compreso nel calcolare il valore del beneficio pensionistico, il valore totale si avvicinerebbe all’ 84% dello stipendio lavorativo. Anche coloro che godono di benefici pensionistici d’invalidità ricevono, in media, 70% del loro stipendio lavorativo.5

I fondi pensionistici hanno già accumulato un fondo d’investimento equivalente a 80% del Prodotto Nazionale Lordo (PNL), ed alcuni esperti prevedono che questa percentuale crescerà sino a 100% del PNL quando il sistema raggiungerà la completa maturità. Questo capitale d’investimento a lungo termine non solo ha aiutato a finanziare la crescita economica ma ha anche spronato uno sviluppo verso l’efficienza sia delle istituzioni finanziarie che dei mercati. La decisione di creare per primo il sistema CPP, e solo poi in un secondo tempo di privatizzare le grandi aziende possedute dallo stato, ha avuto come risultato una “sequenza virtuosa”. Tale decisione ha dato ai lavoratori la possibilità di beneficiare immensamente dall'enorme incremento di produttività delle aziende privatizzate, permettendo loro di catturare una grossa fetta della ricchezza creata dal processo di privatizzazione grazie all’aumento del valore delle azioni che ha così aumentato il rendimento dei loro CPP.

Uno dei risultati chiave del nuovo sistema è stato, pertanto, di aumentare la produttività del capitale e quindi il tasso di crescita economica dell’economia Cilena. Le vaste risorse amministrate dalle AFP hanno incoraggiato la creazione di nuovi tipi di strumenti finanziari ed hanno allo stesso tempo portato al miglioramento di altri strumenti già in esistenza ma non completamente sviluppati. La creazione di un’industria nazionale di valutazione-rischi ed un miglioramento nell’amministrazione a livello direttivo delle aziende sono stati un altro dei contributi della riforma pensionistica Cilena al sano funzionamento del mercato del capitale ed alla sua trasparenza. (Le AFP nominano direttori esterni indipendenti, nelle aziende in cui possiedono azioni, potendo così frantumare il clima di presunzione ed eccessiva sicurezza presente alle riunioni dei consigli direttivi).

Il nuovo sistema pensionistico ha dato un contributo significativo alla riduzione della povertà grazie all’aumento sia del valore che della certezza dei benefici pensionistici di vecchiaia, dei sopravvissuti, e di invalidità; grazie all’effetto indiretto ma molto potente di promuovere la crescita economica e l’occupazione; ed attraverso l’eliminazione dell’ingiustizia causata dal vecchio sistema. Secondo un’opinione comunemente accettata, i sistemi paga-come-vai ridistribuiscono il denaro dagli individui ricchi a quelli poveri. Tuttavia, se vengono prese in considerazione certe specifiche caratteristiche salariali dei lavoratori ed il modus operandi del sistema politico, questi sistemi generalmente ridistribuiscono il denaro verso i gruppi di lavoratori più potenti, i quali non sono certamente né i più vulnerabili e neppure i più poveri.

In Cile, la questione delle pensioni ha smesso di essere al centro dell’attenzione e degli sforzi del governo, depoliticizzando pertanto un immenso settore dell’economia e dando agli individui maggior controllo sulla propria vita.6

Non è da stupirsi che il sistema CPP sia sopravvissuto intatto a quattro governi del centro-sinistra negli ultimi 16 anni, dato che esso è diventato veramente il “pilastro intoccabile” dell’economia Cilena. Non solo la sua struttura è stata lasciata inalterata, bensì grazie a dei perfezionamenti tecnici esso è stato migliorato – permettendo, per esempio, una maggior competizione nella amministrazione dei risparmi pensionistici volontari ed ampliando da uno a cinque la scelta dei fondi.

Quando il sistema CPP venne inaugurato nel Maggio 1981, già entro il suo primo mese di funzionamento ben un-quarto della forza lavoro avente i requisiti necessari si iscrisse ad esso, ed oggi il 95% dei lavoratori Cileni (coperti da un sistema pensionistico) appartengono al sistema CPP. Quando venne data loro la possibilità di scegliere, la stragrande maggioranza dei lavoratori Cileni votò col proprio denaro a favore di un sistema pensionistico basato sul libero mercato.

Per i Cileni, il proprio CPP rappresenta ora un diritto di proprietà reale e visibile – anzi, esso è la fonte primaria di certezza per la pensione, ed il bene principale del tipico lavoratore Cileno non consiste nella propria auto usata e neppure nella propria piccola casa (probabilmente ancora ipotecata) ma nel capitale contenuto nel proprio CPP. Il nuovo sistema pensionistico ha dato a ciascun Cileno una quota personale dell’economia nazionale. Il tipico lavoratore Cileno non prova più indifferenza al comportamento del mercato azionario o dei tassi d’interesse. Egli sa che una cattiva politica economica può danneggiare i suoi benefici pensionistici. Quando i lavoratori si sentono loro stessi proprietari di una parte dei beni della nazione, non per mezzo di capi di partito od attraverso un Politburo, essi sono molto più attaccati agli ideali di libero mercato e di libera società.

La stragrande maggioranza dei lavoratori Cileni che scelsero di aderire al nuovo sistema decise di volontà propria di abbandonare il sistema statale – ciò sebbene alcuni dei capi dei sindacati nazionali e la maggioranza della classe politica consigliassero loro di non farlo. Ho sempre creduto che il comune lavoratore abbia un profondo interesse e presti molta attenzione a quelle questioni che sono strettamente connesse alla propria vita - come ad esempio previdenza sociale, educazione, e sanità - e che quando prende una decisione egli lo faccia per il bene della propria famiglia, e non secondo le proprie simpatie politiche od ideologie collettiviste.

La lezione fondamentale scaturente dall’esperienza Cilena è che le uniche rivoluzioni che hanno successo sono quelle che hanno fiducia nell’individuo e nei prodigi che gli individui possono compiere quando essi possiedono la libertà.

Epilogo

Perché in Cile per primo? Qual’era il contesto politico? Come siete riuscito a farcela? Invariabilmente, queste sono le prime domande che mi vengono poste ogniqualvolta, nei miei viaggi per il mondo, mi viene chiesto di descrivere la riforma della previdenza sociale in Cile. Permettetemi quindi di rispondere brevemente a queste domande.

Tutto ebbe inizio nel 1956 quando la facoltà di scienze economiche dell’Università Cattolica del Cile firmò un accordo di co-operazione di tre anni con il dipartimento di economia dell’Università di Chicago. L’accordo venne rinnovato due volte, per un totale di nove anni. Lo straordinario trasferimento di idee che seguì, creò la miglior facoltà di economia nell’America Latina. Negli anni '60, centinaia di studenti compreso il sottoscritto appresero rigorosi concetti di economia e vennero a conoscenza di concetti di politica pubblica basati sulla libertà individuale e sull’impresa privata.

Ben presto si venne creare una “massa critica” di economisti con ideali di libero mercato, ed aventi diagnosi comune riguardo ai problemi economici della nazione e vedute simili in merito alle soluzioni necessarie. Siccome ogni idea crea delle conseguenze, questo gruppo cominciò ad influenzare il dibattito pubblico ed iniziò ad essere conosciuto come i “ragazzi di Chicago”. Quando ottenni la mia laurea in economia in Cile nel 1970 decisi che, dopo quattro anni di studio intenso e gratificante in una facoltà che dal punto di vista intellettuale era una “succursale completa” dell’Università di Chicago, sarebbe stato per me un arricchimento il recarmi in un’altra università per compiere i miei studi di dottorato. Così, rompendo con la tradizione, mi iscrissi all’Università di Harvard per un Master (M.A.) ed un Dottorato di ricerca (Ph.D.) in economia. Anni dopo, quando ero già ministro, alcuni giornali cominciarono a chiamarmi non più “ragazzo di Chicago” bensì “uomo di Harvard”. Sono veramente orgoglioso di essere entrambi.

Nei miei quattro anni a Cambridge (Massachusetts), non solo approfondii la mia conoscenza dell’economia e di altre scienze sociali, ma mi immersi nel rinvigorente clima di libertà della società Americana. Alla ricerca delle cause fondamentali del successo dell’America, divenni un appassionato ammiratore dei Padri Fondatori e dei due loro grandi lasciti al mondo intero: la Dichiarazione d’Indipendenza e la Costituzione degli Stati Uniti. Trovai anche profonda ispirazione nei lavori di alcuni pensatori sulla libertà come John Locke, Adam Smith, Frederic Bastiat, Friedrich Hayek, Karl Popper, Ludwig von Mises, e Milton Friedman (nel cui libro del 1962, “Capitalismo e Libertà”, lessi per la prima volta riguardo l’idea di privatizzare la previdenza sociale). Durante quegli anni, mi convinsi che solo delle riforme economiche e politiche radicali, basate sulla libertà individuale, avrebbero potuto strappare il mio paese dalla povertà e da tutte le forme di oppressione.

Nel frattempo, la presa di potere comunista a Cuba nel 1959 e gli sforzi di quel governo tendenti a creare, usando le parole di Che Guevara, “molteplici Vietnam” nell’America Latina, portarono alla fine al crollo della democrazia in Cile. Poco dopo, il nuovo governo militare decise di invitare alcuni dei “ragazzi di Chicago” ad aiutare a ricostruire l’economia distrutta ed ebbe così inizio in Cile la vera rivoluzione: uno spostamento radicale, totale ed ininterrotto verso il libero mercato. Questa “Rivoluzione Cilena” raddoppiò il tasso storico di crescita economica del Cile (fino ad un valore medio del 7 percento annuo dal 1984 al 1998), ridusse drasticamente la percentuale di individui viventi in povertà, e mise in moto quelle forze che condussero alla democrazia liberale ed alla supremazia della legge.

Verso la fine del 1974, mi trovavo dinnanzi ad una scelta difficile: rimanere a Boston assaporando la piacevole vita accademica che amavo così tanto o tornare in patria ad aiutare a fondare un nuovo paese dalle ceneri di quello vecchio. Quando tornai a casa, sapevo che il cammino davanti a me sarebbe stato pieno di pericoli e di rischi. Quasi immediatamente, mi impegnai molto attivamente nel promuovere in dibattiti pubblici gli ideali di libertà economica, sociale e politica. Due anni più tardi, nel 1977, feci un discorso in cui descrivevo un possibile futuro scenario per il paese nel caso che decidessimo di buttarci verso la libertà economica. Il giorno dopo, venni invitato dal presidente, che io non avevo mai incontrato prima d’allora, a ripetere il discorso dinnanzi a lui ed all’intero governo, e nel Dicembre 1978, divenni ministro del lavoro e della previdenza sociale in Cile con due grandi obiettivi: creare un nuovo sistema pensionistico e riformare la legge sul lavoro – rigida e contro l’occupazione – del mio paese.7

Le mie idee in merito alla riforma delle pensioni erano allora parte di una visione complessiva sul libero mercato e su una libera società in Cile. Al ministero, misi insieme un’eccellente squadra che mi aiutasse a progettare non solo il nuovo sistema ma anche una strategia di transizione. Per decine d’anni in Cile, coloro che avevano cercato di riformare la previdenza sociale avevano fallito, a causa del fatto che i loro piani erano di parte e difettosi. Decisi che avremmo dovuto “prendere il toro per le corna”. Il mio motto era che avevamo bisogno di una “riforma radicale da eseguirsi cautamente”. Mi ricordo l’aver spesso ripetuto alla mia squadra che non esiste niente di più soddisfacente nella vita che il fare qualcosa che altri ritengono impossibile. Eravamo uniti dalla nostra fede nel potere delle idee e dal convincimento che potevamo apportare dei cambiamenti significativi alla vita di milioni di lavoratori Cileni.

Durante i miei due anni al ministero, suddivisi la mia settimana lavorativa di sette giorni in parti eguali tra un incessante lavoro con la mia squadra, perfezionando ogni minimo dettaglio del progetto di riforma, e tra lo spiegare alla gente i pregi e le ragioni di quelle idee. Ebbi, in tutto il paese, una quantità innumerevole di incontri con i lavoratori; ed intrapresi delle spiegazioni televisive sulla riforma, per tre minuti ogni settimana, all’interno di uno dei notiziari televisi trasmesso in orario di massimo ascolto. Queste apparizioni televisive, tese a promuovere la riforma con parole molto semplici ed oneste, furono cruciali nel far conoscere ed apprezzare la riforma pensionistica ai lavoratori del paese.

Permettetemi di portarvi a conoscenza di due aneddoti istruttivi, riguardanti le tentazioni a cui un riformatore si trova esposto ed alle quali egli non deve cedere. Ad un certo momento, apparve molto probabile che la riforma sarebbe stata finalmente approvata, dato che l’idea stava raccogliendo consensi ovunque. Tuttavia, alcuni gruppi d’individui fortemente interessati per fini propri a promuovere un particolare punto di vista od a mantenere la situazione attuale ritennero di poter strappare alcune “concessioni dell’ultima ora”. Un giorno, ricevetti la richiesta di partecipare, da solo ed a porte chiuse, ad un incontro con i maggiori capi sindacali del paese. Dopo un cordiale giro di saluti, il loro portavoce spiegò che, sebbene fossero ideologicamente contrari alla riforma, si rendevano conto che probabilmente essa sarebbe stata approvata. “Siamo venuti a farvi presente che, in un futuro, il nostro sostegno potrebbe esservi vantaggioso. Dopo tutto, voi siete un giovane di 30 anni, forse con una promettente carriera politica dinnanzi a voi. ... ... Quindi, siamo pronti a darvi immediatamente il nostro sostegno pubblico, a condizione che voi vi dimostriate ragionevole e modifichiate un singolo dettaglio nel vostro progetto: invece di dare al lavoratore il diritto di scegliere chi amministrerà il suo conto individuale, tale decisione dovrà venir presa esclusivamente dal direttivo del sindacato al quale il lavoratore appartiene.” Egli continuò: “I lavoratori, Sig. Ministro, non sono in grado di poter prendere una decisione di tal genere. Se riusciamo a raggiungere un accordo in merito a questo punto, noi saremo veramente felici di essere a vostra disposizione in futuro.”

Confesso di essere rimasto sorpreso, non solo dalla sfacciataggine dell’offerta, ma anche dal disprezzo – del tipo “Dei dell’Olimpo” – che essi dimostrarono avere per la libertà e dignità dei lavoratori. Nel formulare una risposta, decisi di usare un tono umoristico. “Sfortunatamente, non potrò accettare l’offerta che voi siete venuti a presentarmi dato che mi preoccupo di salvarvi l’anima.” “Cosa significa ciò, per Dio?” gridarono parecchi di loro all’unisuono. “È proprio come avete appena udito, Signori. Come tutti ben sappiamo, la dirigenza dei sindacati nel nostro paese è sem-pre stata altamente politicizzata, ma non è corrotta. Se la scelta dell’amministratore dei conti pensionistici viene presa da un capo di sindacato – piuttosto che essere una decisione presa dal singolo lavoratore – voi dirigenti sareste sottoposti a pressioni tali che vi sarebbe difficile mantenere la vostra integrità. Gli amministratori dei fondi pensionistici, fortemente interessati ad ottenere l’incarico di amministrare i risparmi di grossi gruppi, troverebbero molto meno costoso il corrompere i dirigenti sindacali piuttosto che competere tra di loro sul libero mercato offrendo rendimenti più alti o commissioni più basse. Non posso accettare ciò, perché tale situazione darebbe adito a tentazioni che nessuno di voi vorrebbe trovarsi a fronteggiare.” Dopo tali parole, nessuno alzò più la voce. L’incontro venne quietamente aggiornato, sebbene in maniera molto meno cordiale di come esso fosse iniziato.

La visita successiva fu da parte dei presidenti delle più potenti banche in Cile. Mi dissero che essi sostenevano appieno il concetto dei conti privati pensionistici individuali, tuttavia essi desideravano che il sistema venisse amministrato solo dalle banche. Ed uno dei direttori, persino, argomentò appassionatamente contro il permettere ad istituzioni finanziarie “straniere” di amministrare i risparmi pensionistici dei lavoratori. Riflettei attentamente sui loro argomenti, come avevo fatto in precedenza con quelli dei capi dei sindacati, tuttavia rigettai completamente il loro punto di vista. Per poter ricevere un buon servizio è fondamentale esista competizione. Ed era per me inaccettabile il limitare le possibilità di scelta dei lavoratori, al fine di concedere ai finanzieri Cileni una posizione di monopolio sull’amministrazione del sistema. Mi rendevo conto che mi stavo creando dei nemici, tuttavia non esiste niente di più pericoloso che il diluire la coerenza di una riforma per soddisfare coloro che sono fortemente interessati per fini propri a promuovere un particolare punto di vista. Non sarebbe soltanto disonestà morale ed intellettuale, ma anche una politica veramente pessima.

Questi due incontri mi fecero venire a mente le parole di Thomas Jefferson, parole che erano rimaste scolpite nella mia mente e nel mio cuore sin dal primo momento in cui le lessi: “Ogniqualvolta un individuo getta un occhio desideroso su una carica pubblica, il marciume ha inizio nel suo comportamento.” In questa frase, le parole chiave sono “un occhio desideroso”, per mezzo delle quali Jefferson fece una distinzione tra il ruolo necessario degli individui aventi una carica pubblica ed il desiderio illegittimo di occupare una carica pubblica per fini personali. Infatti, una Repubblica ha bisogno di patrioti pronti a sacrificarsi in un incarico pubblico lavorando duramente, onestamente e sinceramente alla ricerca del bene comune. Una Repubblica è marcia, tuttavia, quando gli individui usano una carica pubblica per soddisfare la propria sete di potere, denaro o gloria, oppure per favorire parenti, amici o colleghi di partito. Questo Padre Fondatore dell’America si rese conto che è necessario ci siano dei veri condottieri - dei condottieri che siano pronti cioè a porre il bene comune innanzi a qualsiasi altra cosa - affinché una repubblica possa sopravvivere e prosperare. E con questa frase, egli indicò chiaramente la differenza esistente tra questo tipo di condottieri ed individui intenti alla semplice ricerca del potere, cosa quest’ultima che è la maledizione di gran parte della politica dei giorni nostri.

Il 4 Novembre 1980, la riforma fu finalmente approvata. La legge concedeva alle compagnie amministratrici dei fondi pensionistici sei mesi di tempo per dare inizio alle operazioni, cosa che avrebbe posto il 4 Maggio come data d’avvio. Un’idea mi colpì all’improvviso: spostare la data di inaugurazione all’ 1 Maggio, giorno internazionale della Festa del Lavoro. È una data che storicamente ha avuto un significato speciale per i lavoratori ma che è stata trasformata, purtroppo, in un’occasione per protestare; proteste alimentate dalla retorica della lotta di classe. Nel futuro del Cile, io vedevo quel giorno come giornata di celebrazione di una riforma che aveva dato libertà e dignità ai lavoratori della nostra nazione.

Ricevuta l’approvazione di questa rettifica minore, mi affrettai verso il mio ufficio per condividere le buone notizie con il resto della squadra. Nel mezzo delle celebrazioni, si udì una voce al di sopra del chiasso: “Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo preso il toro per le corna. Viva il Cile!”

Quella sera arrivai a casa molto tardi. Ero estremamente felice ma completamente esausto. Per rilassarmi, accesi il televisore sul canale delle notizie. Stavano dando la notizia fresca di stampa che Ronald Reagan era appena stato eletto presidente degli Stati Uniti. Nel sonno quella notte, i miei sogni erano pieni di speranza per il Cile e per il mondo.

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APPENDICE

José Piñera, un combattente per la libertà

(Discorso d’introduzione tenuto al pranzo annuale della Camera di Commercio Nord-Americana, New York, Febbraio 2004, dall’economista José Luis Daza nel presentare ai partecipanti José Piñera - oratore principale all’evento).

Non è la prima volta che io presento José; nelle occasioni precedenti ciò ha generalmente comportato un enorme sforzo seguito poi da una grande soddisfazione. Per poter convincere questo individuo a partecipare ai convegni da me organizzati, ho dovuto inseguirlo per tutto il mondo. Fortunatamente, questa volta la Camera di Commercio si è assunta l’onere di convincerlo a tenere il discorso questa sera, ed a me rimane la soddisfazione.

Come al solito, la prospettiva di ascoltare il discorso di José provoca in me un enorme entusiasmo dato che, ogni singola volta che mi son trovato con lui, o che ho ascoltato uno dei suoi discorsi oppure letto uno dei suoi scritti, ho sempre appreso qualcosa di nuovo. Come dissi un anno fa, quando la Camera di Commercio gentilmente mi invitò ad essere l’oratore principale, José ha profondamente influenzato il mio modo di pensare.

Credo che la maggioranza di noi, quando si è giovani, sogni di poter avere l’opportunità di lasciare una propria impronta positiva sulla società, tutti noi sognamo di aver la possibilità di rendere il mondo un luogo migliore. Alcuni individui raggiungono questo obiettivo per mezzo di idee, altri per mezzo delle loro azioni nell’ambito dell’arena politica, ed altri ancora per mezzo dell’influenza da loro esercitata nelle loro interazioni quotidiane con altri individui.

Ebbene, José ha avuto un impatto sul mondo per mezzo di ognuna di queste vie. Ma oggi, io vorrei porre in risalto quello che è stato forse il suo più grande contributo; qualcosa che non è stato menzionato sufficientemente: il suo contributo alla democrazia, il suo contributo alla libertà.

Certamente, voi tutti siete a conoscenza del ruolo da lui avuto come “padre” del sistema di fondi pensionistici Cileno, sistema che ha avuto un successo spettacolare; del suo ruolo come autore del codice minerario, codice che sin dai primi anni ‘80 portò ad un aumento quadruplo della produzione Cilena di rame (a proposito, gran parte di questo aumento è stato ottenuto dal settore privato). Ed infine, del suo ruolo nel riformare il mercato del lavoro.

E certamente siete a conoscenza del suo ruolo come consigliere di vari governi in tutto il mondo, dagli USA alla Russia, dalla Cina al Messico, etc, etc.

Sfortunatamente, non sempre i suoi consigli sono stati seguiti. Rammento un episodio avvenuto nel Settembre 2001, appena tre mesi prima del massiccio crollo finanziario dell’Argentina. Il ministro delle finanze Domingo Cavallo stava tenendo un discorso, a Bariloche, dinnanzi ad un gruppo di circa 200 investitori. Egli si accorse d’improvviso che José era presente tra il pubblico. Il ministro smise di leggere, alzò gli occhi e disse: “Vedo José Piñera tra il pubblico: José, se solo avessimo seguito i tuoi consigli ora non ci troveremmo in questo pasticcio”. Abbassò gli occhi e continuò a leggere; tutti noi sappiamo come andò a finire quella storia.

Tuttavia, questa sera vorrei dare un riconoscimento agli sforzi compiuti da José su un fronte che non viene menzionato sufficientemente. Parlo del ruolo da lui avuto nell’aiutare a gettar le basi di una democrazia, solida e stabile, in Cile.

Lo scorso anno dissi che è mia convinzione che, fin dalla sua fondazione, l’evoluzione dell’America Latina abbia avuto come risultato un universo perverso, un equilibrio politico ed economico perverso, nel quale delle istituzioni progettate male ed una cattiva politica economica hanno avuto delle conseguenze economiche pessime, le quali hanno creato a loro volta le condizioni giuste per una demagogia populista, la quale ha portato a sua volta a risultati economici pessimi, e così via in un continuo circolo vizioso.

Menzionai anche che il Cile fu l’unica nazione, in questa regione, capace di fuggire da questo equilibrio perverso e di portarsi verso un nuovo equilibrio politico ed economico, virtuoso. Le scosse negative che hanno colpito l’economia ed il sistema politico Cileni, in questi ultimi anni, hanno provocato una reazione positiva e benevola da parte delle personalità chiave, e la democrazia in Cile ne è uscita rafforzata. Non vi è alcun dubbio che il merito di tale reazione debba essere attribuito a degli individui, tuttavia non vi è neanche il dubbio che gli incentivi indicanti il percorso corretto da seguirsi fossero già in posizione.

Io credo onestamente che il seme responsabile per questa reazione positiva e benevola venne gettato negli ultimi anni ‘70 e negli anni ‘80 da parte di un gruppo di idealisti; costoro misero in atto delle riforme rivoluzionarie che portarono alla creazione di quelle istituzioni che sono essenziali per la democrazia.

Il loro obiettivo ultimo consisteva nel promuovere, in ogni campo, la libertà individuale. José fu, in ogni momento, uno strenuo difensore della libertà di stampa e dei diritti umani. José fu uno di quegli individui che ricoprì un ruolo cruciale nel creare le istituzioni che sono alla base della miglior democrazia, funzionante, nella storia del Cile.

Quindi José, mentre tutti ti ammirano per il ruolo da te avuto nell’economia, io desidero ringraziarti per il ruolo da te avuto nell’aiutare a rendere il Cile una delle poche, se non l’unica, democrazia stabile e funzionante dell’America Latina.

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Note al Testo Principale:

1. Questa percentuale obbligatoria viene applicata solo ai primi 24,000 dollari dello stipendio annuo. Pertanto, con l’aumento dei salari dovuto alla crescita economica, la quota di “risparmio obbligatorio” del sistema – presa come percentuale di stipendio totale del lavoratore - diminuisce. È da notare che questo limite massimo, che nella legge è espresso in pesos indicizzati all’inflazione, non è stato toccato in 26 anni da quattro diversi governi.

2. Per informazioni statistiche complete in merito ai 26 anni del sistema, visitare il sito internet della Sovrintendenza alle AFP, www.safp.cl

3. Agli appartenenti alle forze armate ed alla polizia nazionale non fu offerta la possibilità di staccarsi dal sistema. Da allora, il disavanzo del loro sistema paga-come-vai ha raggiunto livelli insostenibili. Nella riforma pensionistica originaria erano compresi anche loro, tuttavia il relativo articolo fu rigettato dal Ministero della Difesa con il pretesto che per legge era loro prerogativa il poter inserire tali variazioni.

4. Banca Mondiale, Averting the Old Age Crisis (New York: Oxford University Press, 1994), pag. 268.

5. Sergio Baeza, Quince Anos Después: Una Mirada al Sistema Privado de Pensiones (Santiago: Centro de Estudios Publicos, 1995).

6. Per ulteriori informazioni consultare L. Jacobo Rodriguez, “Chile’s Private Pension System at 18: Its Current State and Future Challenges”, Cato Institute – Social Security Choice, Paper no. 17, 30 Luglio 1999.

7. La riforma del lavoro venne approvata nel 1979, e la storia completa è contenuta nel mio libro, La Revolucion Laboral en Chile (Santiago: Zig Zag, 1990). Ho descritto gli avvenimenti riguardanti la riforma della previdenza sociale nel libro El Cascabel al Gato (Santiago: Zig Zag, 1991). Gli aneddoti relativi gli incontri avuti con i capi dei sindacati e con i presidenti delle banche furono pubblicati in questo secondo libro

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