José Piñera: La Via Cilena Alla Previdenza che aiuta a risanare i conti

Di Marco Panara (La Repubblica, lunedi 25 Maggio, 1998).

José Piñera è un intellettuale, e come tutti gli intellettuali elabora teorie. Ma a differenza della grandissima parte degli intellettuali, Piñera ha avuto due fortune: mettere in pratica le sue teorie e scoprire che funzionavano non solo sulla carta ma anche nella realtà. Questa scoperta lo ha trasformato, è diventato un missionario e la sua missione è diffondere il verbo della privatizzazione dei sistemi previdenziali; anche in Italia, dove i suoi interventi hanno registrato grande interesse tra gli addetti ai lavori.Nel '78 c'era il generale Pinochet a governare il Cile e Piñera era un giovane economista di talento. Già allora il suo chiodo fisso era la insostenibilità della previdenza pubblica e, benché fosse appena trentenne, proprio per questa sua fissazione fu chiamato nel governo e nominato ministro del Lavoro. Due anni dopo, il 4 novembre del 1980, riuscì a far approvare una riforma rivoluzionaria che comportava il passaggio dal sistema previdenziale pubblico a ripartizione ad un sistema previdenziale privato a capitalizzazione. Il nuovo sistema è entrato in vigore il primo maggio del 1981 e nei diciassette anni trascorsi da allora ha dimostrato di funzionare talmente bene che lo hanno adottato altri sette paesi dell'America Latina, sta per adottarlo la Polonia, lo stanno studiando gli Stati Uniti e la Spagna.Il sistema messo in piedi da Piñera funziona così: tutti i lavoratori devono versare il 10 per cento del loro salario in un "conto di risparmio previdenziale" aperto presso una società che amministra fondi pensione, possono liberamente scegliere a quale fondo pensione iscriversi e possono in qualsiasi momento passare da un fondo all'altro senza penalizzazioni. Il lavoratore ha un passaporto previdenziale, una sorta di carta di credito che in qualsiasi momento può infilare nel lettore magnetico che c'è negli uffici del suo fondo pensione (ma anche nel suo bancomat se è collegato) e sapere a quanto ammonta esattamente in quel momento il suo risparmio previdenziale. L'età in cui ritirarsi dal lavoro la deciderà da solo in base ai suoi programmi e alle sue esigenze, purché abbia accumulato una cifra tale che gli consenta di avere una rendita che sia pari ad almeno il 50 per cento del suo reddito medio degli ultimi dieci anni. Secondo I calcoli sui quali si è basato Piñera un risparmio previdenziale del 10 per cento che produce un rendimento reale del 4 per cento l'anno, dopo 35 anni assicura una rendita pari al 70 per cento dell'ultimo salario. I fondi pensione cileni sono riusciti a realizzare in questi primi diciassette anni un reddito reale medio del 12 per cento, per cui tendenzialmente sono in grado di coprire l'84 per cento dell'ultimo salario. Le società di fondi pensione possono essere create da chiunque risponda a determinati requisiti, e infatti ce ne sono di emanazione bancaria, assicurativa, sindacale, e competono tra loro in termini di performance, commissioni, qualità del servizio. La loro attività esclusiva è la gestione del fondo pensione e hanno un bilancio separato da quello del fondo (qualcuna è addirittura quotata, una sta per esserlo a Wall Street). Devono rispettare i limiti posti alle varie categorie di investimento e sono tenuti a realizzare una performance annuale non inferiore alla metà di quella media del sistema: ove non ci riescano devono integrare il fondo con il loro proprio patrimonio e, nel caso che questo non sia sufficiente, il residuo lo metterà lo Stato mentre la società di gestione verrà dichiarata fallita e il fondo nella sua integrità passerà ad altro gestore. Fino ad ora lo Stato non è mai dovuto intervenire. Una authority tecnica indipendente sorveglia permanentemente i fondi e le società che li gestiscono e pubblica ogni mese un rapporto dettagliat o sul portafoglio di ciascun fondo e sulle scelte di ciascun gestore.La pubblicità delle scelte è importante perché la riforma di Piñera ha utilizzato consapevolmente la riforma previdenziale per innovare radicalmente la corporate governance e per coinvolgere i lavoratori nel processo di sviluppo economico del paese. E' per questa ragione che i fondi pensione devono per esempio partecipare con i loro rappresentanti alle assemblee delle società di cui sono azionisti, devono votare motivando pubblicamente le ragioni del loro voto favorevole o contrario e, quando si tratta di nominare i consigli di amministrazione, non possono votare per candidati che siano espressione del gruppo di controllo della società o in qualche modo ad essa collegati (tutto ciò poi lo si ritrova nel rapporto mensile dell'authority). In questo modo le società quotate sono state costrette ad aprire i loro consigli di amministrazione a personaggi indipendenti, e si è avviato un rapido processo di separazione tra proprietà e gestione che ha dato notevoli frutti in termini di modernizzazione del capitalismo cileno. Quanto poi alla partecipazione dei lavoratori, poiché hanno scelto, non gli è stato imposto di passare dal sistema pubblico a quello privato (e lo ha scelto il 95 per cento), e poiché hanno visto i risultati, la loro attenzione alle scelte economiche del paese è assai maggiore, e Piñera è convinto che la crescita della consapevolezza dei propri interessi da parte dei lavoratori determinata dai fondi pensione - che oggi valgono complessivamente il 45 per cento del pil del paese - abbia dato un contributo fondamentale all'affermazione della democrazia politica. La parte più delicata di tutta la vicenda è stata la transizione, che è stata finanziata in parte con una quota dei contributi previdenziali, in parte direttamente dal bilancio pubblico. La pressione posta da questo onere è stata però tale che la spesa pubblica è stata progressivamente razionalizzata e la lotta all'evasione fiscale si è fatta assai più decisa ed efficace, con il risultato finale che dopo 15 anni dall'avvio della riforma il bilancio pubblico è tornato in attivo.


 

 

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